Ho appena fatto un chilo di orecchiette.
Sono ben lontana dal padroneggiare l’arte del trascinare la pasta con l’aiuto del coltello, girarla e arrotondarla per darle una forma aggraziata e regolare: però queste orecchiette, in attesa di essere belle, perlomeno sono buone!
Sarò sempre grata alla signora Angela, la mia ex vicina di casa barese: una signora tutta d’un pezzo che mi ha bacchettata senza pietà e senza complimenti fino a quando non sono riuscita a produrre i primi risultati presentabili. Credo che nessun novello produttore di orecchiette – per quanto entusiasta e volonteroso – si renda conto, prima di provarci, di quanto sia difficile azzeccare la giusta proporzione di acqua e semola: questo tipo di impasto è infido. Passi interminabili minuti a lavorarlo fino alla tendinite per poi accorgerti che quella bella massa giallina, in apparenza elastica e promettente, è troppo molle. Allora inizi a imprecare, ricominci ad aggiungere semola, impasti di nuovo con energia e foga, sudi fino allo sfinimento per poi scoprire che trascinare bene un’orecchietta non è proprio un gioco da ragazzi . E tu, nella frustrazione più totale, guardi la tua signora Angela mentre produce conchigliette perfette, manco fossero uscite dallo stampino, con la naturalezza di una ballerina sulle punte.
A chi la sorte non ha dato come vicina una signora Angela consiglio di consultare l’ancora di salvataggio di ogni orecchiettaro nordico di belle speranze: youtube.
Ecco il tutorial dell’ineffabile Sonia Peronaci:
Stasera preparerò il sugo con i broccoli. I puristi delle cime di rapa non storcano il naso e mi aiutino piuttosto a trovare a Milano cime degne del loro nome: mi converto subito!